Aci Bonaccorsi – 24 febbraio 2013
Munnu ha statu e munnu è…
Un pubblico attento e partecipe ha salutato al Teatro Sciascia di Aci Bonaccorsi il nuovo spettacolo di Alfio Patti dal titolo Ascuta ca cuntu e senti cchi dicu.
Tra risate e riflessioni, affondi nel sociale e considerazioni sulla involuzione dei tempi, l’artista ha entusiasmato e divertito. Temi forti, quelli proposti da Patti, nodi cruciali in un momento di cambiamento ma anche di facile rassegnazione.
Argomenti tristemente attuali come il clientelismo, il voto di scambio, la vita che si consuma in attesa di promesse da concretizzare, vengono resi splendidamente nel monologo che sorprende gli spettatori, grazie a un ideale interlocutore celato dal sipario.
E poi ancora la sete di giustizia e la nuova povertà, la condizione della donna, l’omofobia, la facilità con cui i pregiudizi si trasformano in strutture mentali; la religione e il particolare rapporto del siciliano con un Dio al quale si può dare del tu; l’amore infine che da sempre connota la cultura della nostra isola.
Non sono mancati i momenti di puro divertissement, con incursioni nelle sfaccettature della lingua siciliana, duttile strumento nelle mani di chi la studia e la ama.
Tante le canzoni, in parte provenienti dalla tradizione, ma anche tratte dalle poesie musicate dal poeta stesso: Malasurtati da Jennuvinennu e Nudi e crudi, che porta lo stesso titolo del libro da cui è tratta, o anche canzoni del tutto nuove come quella dedicata a Jessica.
Perché cantari e cuntari dunque? Perché non si perda la memoria, perché non si ignori il passato. Lo stesso Patti precisa: “ Il mio è uno spettacolo incentrato sulla dilagante precarietà che tutto travolge: con il mio lavoro intendo creare una sorta di magia che renda il “reale” immaginario. Sono convinto che il malessere dell’uomo sia esistenziale. La giustizia è l’argomento di cui si parla spesso, oggi come ieri. In Sicilia questa parola assume un significato esclusivo, essendo sempre stata considerata un’utopia. Con questo lavoro, oltre a puntare il dito contro quel sentimento di rassegnazione, munnu ha statu e munnu è, che non ci ha mai permesso di cambiare le cose, mi domando e domando allo spettatore: possono la parola, la poesia e il canto incidere sulle coscienze delle persone?”.
Gabriella Rossitto